Un laboratorio multidisciplinare distribuito sul mare. Una infrastruttura di ricerca costituita da nodi terrestri e da nodi sottomarini, cablati e alimentati a batteria. Si chiama Idmar.
L’operazione – ritenuta di natura strategica dalla Regione Siciliana nell’ambito del Piano nazionale delle infrastrutture di ricerca (Pnir) predisposto dal Miur – è coordinata dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) – Laboratori Nazionali del Sud di Catania, in partenariato con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Palermo e Milazzo e dallo Ias del Cnr (Istituto per lo Studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in Ambiente Marino) di Capo Granitola, che nell’ottobre 2018 ha siglato una convenzione con il Dipartimento regionale Attività produttive.
L’infrastruttura di ricerca Idmar è considerata strategica per la crescita economico-sociale del territorio siciliano. Avviato a fine 2018, per un importo complessivo di 40 milioni di euro, il progetto è cofinanziato con un contributo di 20 milioni di euro nell’ambito dell’Azione 1.5.1 del PO FESR Sicilia 2014-2020, che prevede “Sostegno alle infrastrutture della ricerca considerate strategiche per i sistemi regionali”.
Alla conclusione dei lavori, prevista nel dicembre 2020, nascerà il più grande Laboratorio multidisciplinare per la ricerca scientifica e tecnologica marina d’Europa, con i poli di Portopalo di Capo Passero (Siracusa), Milazzo (Messina), Palermo e Capo Granitola (Trapani). “La Sicilia – come spiega Giacomo Cuttone, direttore di Rrcerca dell’Infn – diventerà a tutti gli effetti un polo di eccellenza mondiale nella ricerca, lo sviluppo e il monitoraggio dell’ambiente marino. Grazie ai fondi europei queste grandi strutture di rivelazione che vanno a 3 mila e 500 metri di profondità permetteranno di realizzare qualcosa che non c’è assolutamente nel Mediterraneo”.
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